Santa Lucia: una tradizione tra Italia e Svezia
Pubblicato da La mia vita senza tacchi il
“Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”.
Questo, almeno, secondo il calendario che precedeva la riforma gregoriana. A oggi rimane comunque uno dei giorni più bui dell’anno (soprattutto, fidatevi, se si vive quasi all’altezza del Circolo Polare). Ed è così che arriva Lucia, a portare la luce e l’atmosfera del Natale.
Santa Lucia (che in svedese diventa semplicemente Lucia) è una tradizione che accomuna il sud e il nord dell’Europa, le mie radici e il posto in cui vivo, l’Italia e la Svezia. La festa, infatti, è particolarmente sentita in Sicilia e in alcune regioni del nord Italia, ma anche in Svezia e, in generale, in Scandinavia. Tuttavia, le celebrazioni che contraddistinguono il 13 dicembre, sono in parte diverse.
Se in Italia Lucia è la santa martire che sacrificò la propria vita in difesa del Cristianesimo, in Svezia è anche e soprattutto colei che porta con sé la luce. E lo fa con una consapevolezza a metà strada tra la religione (la luce divina del Natale) e il paganesimo (la luce che, dopo il solstizio d’inverno, torna a illuminare le terre del Nord – e io non vedo l’ora!).

Per questo arriva con un costume bianco, simbolo della purezza, trattenuto da una cintura rossa (il sangue versato durante il martirio) e una corona di candele, intonando canti e alla guida di una processione chiamata Luciatåg.
Associati al Luciadagen sono anche le Lussekatter, delle brioches all’uvetta e zafferano che hanno davvero il sapore del Natale.
In questo 2020 che ha sovvertito tutti i nostri equilibri, le scuole non hanno potuto organizzare il classico Luciatåg con i bambini. Per fortuna ci ha pensato la figlia del nostro vicino, che ha portato il trenino di Santa Lucia direttamente a casa nostra.


